La prima volta in cui ho parlato con Julio Silva, nel 2005, avevo solo un numero di telefono trovato su Internet. Mi ero fatta spiegare come dire in francese “Bonjour, je voudrais parler avec Julio Silva” . Uno squillo e Julio rispose: “Oui c’est moi meme”. Ma io non capii e dissi ancora “Bonjour, je voudrais parler avec Julio Silva”, e allora mi disse di parlare in italiano.
“Ma lei è proprio l’amico di Julio Cortázar?” gli domandai.
“Sì”
“Scusi ma non mi aspettavo di trovarla così facilmente”.
“Ah be’ non sono ancora morto” rispose, ridendo.
Ma è morto sabato, all’età di 90 anni. Chi ha navigato le pagine dei libri di Julio Cortázar ci ha trovato dentro spesso lui, citato per nome e cognome, e anche sua moglie, Catherine.
Julio è (è stato, sarà) un maestro di immaginazione, con i suoi quadri e le sue sculture, ma anche con un modo di essere che è quello che troviamo nei cronopi di Cortázar, e un maestro di un modo di stare al mondo, essere se stessi, con ironia e gioco, quando va tutto bene ma anche di fronte alle difficoltà.
Grazie a lui ho scoperto mondi immaginari a cui, altrimenti, non sarei mai arrivata, come quello legato alla costa di Marina di Massa, così vicina alla sua casa di Torano, sulle Apuane, una casa con i muri in un fianco della montagna. Da lì fin dagli anni Sessanta ha creato sculture meravigliose.
Ciao, Julio.
Foto di Pierre Boulat a casa di Julio Silva, Parigi, con Julio Cortázar e Olivier Silva (1969).